Una scrofa bianca apparve in sogno ad Enea e gli indicò il luogo dove fondare la capitale del popolo latino. Questa è la leggenda, ma i Romani stessi chiamarono Albanum l’area dove sorge l’attuale Albano Laziale e Ager Albanus il territorio circostante poiché vi riconoscevano il luogo ove sorgeva l’antica città di Alba, madre di Roma. In realtà, gli archeologi moderni collocano il sito sul lato orientale del lago, quindi dalla parte opposta alla città romana. L’assetto topografico di Albanum cambiò completamente tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. con la costruzione dell’imponente accampamento della Seconda Legione Partica. I legionari, circa 6.000 soldati, che si stanziarono nei Castra Albana vivevano con le proprie famiglie e insieme ad artigiani e commercianti formarono un consistente aggregato urbano. Alla caduta dell’Impero Romano, il territorio di Albano fu oggetto di continue scorrerie da parte di orde barbariche. Tra il VI e il IX secolo la città fu saccheggiata dai Longobardi, dai Goti, dai Franchi, dagli Alemanni e, in ultimo, dai Saraceni nell’anno 846. Con i Savelli, tra il XVI secolo e il XVII secolo, la città di Albano assume l’attuale aspetto con la costruzione di piazze, strade e palazzi che, sulla base dell’impianto urbanistico dell’antico castrum della Seconda Legione Partica, conferisce al centro storico il famoso tridente, di cui il quartiere di S. Paolo rappresenta il centro. Nelle terme, fatte costruire da Caracalla per i legionari, si trova il Museo della II legione Partica. Il sepolcro della foto , risalente alla metà del I secolo a.C., è attribuito da alcuni studiosi a Publio Clodio, esponente di parte cesariana, che qui aveva dei fondi. Fonte principale: www.comune.albanolaziale.rm.it
Nelle foto: l’anfiteatro romano, il così detto Mausoleo degli Orazi e Curiazi, in realtà edificato nel I secolo a.C., e la Porta pretoria, ingresso principale dell’acquartieramento legionario.