Il territorio di Populonia appare già stabilmente occupato da insediamenti umani organizzati fino dal periodo villanoviano. La prosperità della zona, durata per molti secoli, fu legata ai ricchi giacimenti minerari, soprattutto di ferro, dell’isola d’Elba e dei territori circostanti. Dal VI a.C. secolo in poi Populonia coniava regolarmente monete di bronzo, d’argento e d’oro. Le attività industriali divennero talmente importanti da determinare l’abbandono dei quartieri residenziali della città, tanto che Strabone, nel I secolo a.C., definiva Populonia “un villaggio deserto”. Le enormi quantità di scorie di ferro, accumulate nei secoli, costituirono delle vere e proprie colline, che seppellirono completamente l’abitato. Tra le le due guerre mondiali si decise di fondere nuovamente le scorie (oltre 2,5 milioni di tonnellate), contenenti ancora un’elevata quantità di ferro poichè i metodi di raffinazione antichi, abbastanza rozzi, non consentivano il completo sfruttamento del minerale. Questo ha riportato alla luce la grandissima quantità di reperti che sono oggi visibili. Il territorio di Populonia conserva una grande quantità di tombe, distribuite in necropoli collocate in un’area assai ampia. Sono presenti molte tipologie di sepoltura: a pozzetto, a fossa, a tumulo con pseudocupola, ad edicola e a cassone. Vi sono anche tombe rupestri, scavate nella roccia, come quelle della Buca delle fate. Le più antiche sono riferibili al periodo orientalizzante (Tomba dei Carri, delle Pissidi Cilindriche).